Fuori Tema

Gli anni del Baracchino

Baracchino

Quando ero ragazzino, probabilmente in prima media, ma non è impossibile che accadesse anche prima, su una radio fighissima (che ho tutt’ora nella mia casa natale) con tipo sette “bande” SW ascoltavo gente che parlava tra di loro. Ovviamente capirete quanto mi sentivo figo nell’intercettare queste segrete conversazioni. Si trattava della famosissima (almeno all’epoca) BANDA CB. I 27Mhz! Molti chiamano queste radio “Baracchino”.

Panasonic
Panasonic DR22 – La radio con la quale “intercettavo segrete conversazioni”

L’anno dopo per natale mi regalarono il mio primo baracchino ,un ALAN 44, montato da mio padre senza alcuna conoscenza tecnica. Un Baracchino installato senza neanche strumenti per tarare l’antenna, pratica che scoprii essere fondamentale soltanto in seguito. L’antenna era una piccola Bazooka (un tubo alto mezzo metro, già di suo praticamente inutile!) installata ad un metro scarso da un tetto sporgente e a neanche mezzo dal muro di casa.

Distanze Brevissime

Era quasi un miracolo parlare addirittura con la casa di fronte, per quanto la stazione (così si chiama la postazione radio) fosse in condizioni sfavorevoli e per giunta montata male.

Baracchino, Alan 44
Alan 44 Midland. Il mio primo “Baracchino”

C’è da dire che a quell’epoca il baracchino era qualcosa di davvero molto diffuso. Addirittura in un quartiere di una piccola cittadina come la mia era possibile vedere molte antenne sui tetti.

Qualcosa quindi captavo, anche segnali che non provenissero proprio dal vicinato, ma tanto bastava per fare due chiacchiere con gli altri, sperimentando ansia quando il “giro” stava finendo e presto sarebbe di nuovo toccato a me.

Il baracchino non consente trasmissioni a due vie. Penso che tutti abbiano giocato con i walkie talkie da piccoli. O si ascolta, o si parla (almeno in linea di principio e senza addentrarsi nel mondo dei dispetti e dei sovramodulatori). Era usanza quindi “girare il microfono”.

I miei vicini

Si entrava in una comunicazione in corso dicendo “Break” tra una trasmissione e l’altra. A quel punto chi era di turno, faceva il suo intervento e poi annunciava di aver ascoltato un “Break” e dava consenso all’ingresso nel circolo con un “Avanti al Break”. Così il nuovo arrivato si presentava (o meglio, salutava, il resto della cricca, dato che ci si conosceva tutti, almeno solo per voce e TAG) e si entrava nel giro, nella scaletta degli interventi. I Tag, erano appunto NICKNAMES che ci si dava così come sarebbe accaduto nel decennio successivo per le internet relay chat. Io usavo il Tag Eagle in onore del caccia F-15 Strike Eagle (ricordate? Mi piacevano gli aerei)

(Meglio se do un taglio ai ricordi e arrivo al sodo). Ora la CB è spopolata e tutti ci auspichiamo un ritorno (ho preso la patente proprio per colpa della nostalgia…. e di un mio amico, ma questa è altra storia). Tuttavia penso che non sarebbe più come una volta. Sia perché siamo noi ad essere cambiati, sia perché quei tempi li abbiamo già vissuti … ma soprattutto perché la tecnologia è talmente evoluta che non ci sembra più tanto “prodigioso” comunicate con gente così lontana in piena autonomia e con così (relativamente) tanta facilità! Anche se siete giovani …se avete seguito su NetFlix la serie Stranger Things avrete un idea di come una radio trasmittente poteva servire a tenersi in contatto tra amici in maniera economica e senza usare il telefono.

Si poteva anche cuccare

Che poi non era neanche questa cosa esclusivamente “da maschi”. Nel giro c’erano anche un paio di ragazze. Una vabè, la conoscevo perché mi abitava proprio di fronte, ma l’altra era solo una voce. Una si chiamava Libellula, l’altra non ricordo. Di solito il loro turno era nel pomeriggio, quando i fratelli erano impegnati in altro.

Ricordo che tra di loro parlavano usando quello che chiamavano “Farfallino”. Stiamo comunque parlando, di ragazzine di tredici, quattordici anni, un tocco di puerilità ci deve stare. L’alfabeto Farfallino classico, almeno in Italia, consiste nel raddoppiare la volale e aggiungere una “f” tra le due vocali appena raddoppiate: “Afa, Efe, Ifi, Ofo, Ufu”. Ma leggendo su wiki, scopro che il LORO codice era più simile al farfallino francese dove ad ogni vocale si agginge “daga, deghe, dighi, dogo, dugu”. Queste due soggette, infatti aggiungevano qualcosa come “avaga, eveghe, ivighi, ovogo, uvugu”. Erano davvero brave e veloci. Nei momenti salienti passavano dal codice alla lingua normale così, in maniera del tutto naturale ed io rimanevo la a cercare di capire se si stesse parlando di qualcosa di interessante (eh gli ormoni cominciavano a circolare!).

A proposito. Quello che facevo io veniva (ma probabilmente ancor a oggi) definito “fare orecchie di porco”. Non perché si stesse cercando di captare frasi maliziose ma proprio il rimanere in ascolto senza intervenire veniva definito così.

I radioamatori lo chiamano con un termine più figo! Lo chiamano fare “QSX”, Quebec Sierra X-Ray. Non c’è bisogno di dire che “ORECCHIE DI PORCO” è molto … molto meglio!

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